4 PASSI CON ANNALENA: LA POVERTÀ

di P. Luca Vitali

Annalena e la povertà. Un tema scomodo.

Da tante parti ci sta arrivando lo stupore per la possibilità di conoscere Annalena. Lei dice si sé di ‘essere nessuno’ ma il realtà chi l’ha conosciuta ne parla come ‘donna della sproporzione’. Credo che avere un’amica così possa aiutarci nella vita. Perché? Perché la vita ce la giochiamo nell’amore e l’amore – Dio ce lo insegna – è esagerato: non è un caso che due innamorati si dicano di essere pazzi l’uno dell’altro. Ti amo da impazzire…!

Ma questa sera forse abbiamo sbagliato tema. Parliamo di vita grande, bella e poi parliamo di povertà? Che senso ha?

E vi faccio un esempio. Se domani i vostri genitori vincessero al superenalotto andreste dagli amici con grande gioia e la vostra reputazione salirebbe di molto: sareste i figli di ricconi dunque gente ricercata. Diversamente andrebbe se invece foste sfrattati e magari vi ospitassero nei dormitori Caritas. Voi sareste sempre voi ma l’indice del vostro gradimento sarebbe molto ridotto. Essere ricchi oggi rende famosi, essere poveri no. Oggi il tema della povertà è dunque poco di moda e appare come qualcosa di negativo. Non c’è una persona che sogna di essere povera. Tutti vogliono essere ricchi.
Pellè il nostro centravanti degli scorsi europei era un perfetto sconosciuto. Gioca benino e viene invitato in Cina a giocare. Il contratto è esorbitante: ogni ora per 2 anni guadagna 1970€. Un operaio che prende uno stipendio basso si arrabbia. Proviamo a entrare in punta di piedi in questo tema così centrale per la vita di Annalena.

Vocata alla povertà.
Annalena non amava titoli. Non voleva essere chiamata dottoressa quando gestiva ospedali pieni di malati, non voleva essere definita ‘missionaria’, né ‘consacrata’. Ma, dice Maria Teresa: «forse non rifiuterebbe di lasciarsi definire con il titolo di un libro di L. Bloy che amava e citava spesso: La donna povera». La povertà è, infatti, uno degli elementi centrali nel suo cammino. E’ un cardine. Ha scritto dopo vari anni dall’Africa: «io sono sicuramente vocata per elezione eterna alla Povertà in tutti i sensi». …vivo l’incantato stupore ogni volta che è DIO che fa OGNI cosa grande e bella e PURA. È la GRAZIA…Ho TUTTO qui praticamente in tutti i sensi. Ma io sento che c’è qualcosa che mi sfugge, non mi angoscio. Rimango in attesa silente e sento che capirò piano piano PERCHÉ c’è sicuramente qualcos’altro che mi sfugge. Il fatto è che nonostante la mia miseria in tutti i
sensi, io sicuramente sono vocata per elezione eterna alla Povertà in tutti i sensi…e
ALLORA?…Sento che si farà chiarezza. L’eremo in questo senso è insostituibile ‘luogo’
dell’anima e del corpo, ispirazione e materia IDEALI per arrivare alla chiarificazione, alla luce.

Annalena “giardiniera degli uomini”, madre… ma perché la povertà? Povera per fare spazio. Gandhi le aveva fatto comprendere la necessità di restringere i propri bisogni fisici ed intellettuali così da poter fare spazio, dentro di sé, agli altri. Annalena infatti sperimentava che solo se si riesce a fare vuoto in sé si riesce a contenere gli altri, ad accoglierli come figli. Non so se fate mai l’esperienza di parlare con chi sta pensando ad altro e non riesce a fare spazio, a ospitare. Ebbene, Annalena vuole fare spazio, vuole che tutti abbiano spazio e per questo occorre svuotarsi.
C’è un racconto della spiritualità Chassidica nel quale si presenta Dio che restringe la pancia per creare il mondo. Dio ci vuole così tanto che per accoglierci e ospitarci fa spazio. Bellissimo! Annalena fa lo stesso: vuole che tutti in lei trovino uno spazio… e allora fa spazio, si fa povera.

Povertà è condivisione. Mi chiedo spesso perché Gesù con il giovane ricco abbia detto: “va, vendi quello che hai, dallo ai poveri, poi vieni e seguimi”. Gesù chiede di mollare tutto perché non si pensi che noi valiamo per quello che abbiamo. Noi valiamo per quello che siamo. Anche con i poveri è così. Possiamo fare tante cose, ma l’unica che rimane è il fatto che tu c’eri, che tu sei li, che tu hai saputo con-dividere. E nel vangelo il vero nome della povertà è ‘condivisione’. Se vogliamo una vita piena di bellezza, piena di senso, una vita ricca allora dobbiamo accettare di condividerla, di farci poveri per far spazio.

Povertà è avere bisogno degli altri. Annalena vive l’esperienza della missione a partire dal cardine della povertà. Non parte per dare, per sentirsi grande dando istruzione, salute… Vuole condividere la vita della gente, dei poveri in quanto povera.

Ecco una lettera:
Si viene qui e si pensa quasi inconsapevolmente di andare a salvare il mondo, di portare Dio, di servire questa gente, ma poi subito, quasi subito, ci accorgiamo che noi non salviamo niente, che salviamo molto meno che nei nostri paesi, che noi non convertiamo nessuno, anzi convertiamo molto meno che nei nostri paesi; ci rendiamo conto che noi non portiamo nulla, che noi non siamo pronti per servire, non siamo capaci di servire e che quindi non serviamo, che anzi serviamo meno che nei nostri paesi; ci rendiamo conto che noi non portiamo Dio, ma che Dio lo veniamo a cercare qua, insomma ci rendiamo conto che noi non portiamo nulla, che noi forse però possiamo ricevere qualcosa. Ecco, purtroppo questa è la mia esperienza personale ma mi è parso che questo sia capitato a tanti e che capiterà ancora a tanti che invece di mettersi in posizione positiva, cioè nell’atteggiamento umile di colui che ha capito il suo nulla, e che improvvisamente si è scoperto debole e si scopre anche forte perché si rende conto che nulla può e che solo Dio può … ecco invece di mettermi in questo atteggiamento, io mi sono messa nell’atteggiamento negativo, nell’atteggiamento della disperazione, cioè nell’atteggiamento del rifiuto della creatura di fronte ai propri limiti, di fronte alle grandissime difficoltà, che si chiude e si chiede perché è venuta e perché non è rimasta nel suo Paese, dove era più utile, dove c’erano dei frutti alla sua azione che si vedevano, dove poteva insomma fare qualcosa.
Fortunatamente c’era in me la volontà di fare tutto, un’ansia di donazione grandissima, che per un po’ è rimasta come soffocata da questo trauma, un’ansia di potere tutto e quindi in un secondo momento dopo questo mio tempo degli ulivi, …improvvisamente proprio perché così Lui ha voluto, mi sono fiduciosamente e completamente messa senza nessuna condizione nelle Sue mani e quel mio volere tutto, quella mia ansia di donazione totale e quella mia consapevolezza di non sapere nulla si è tutta trasformata in un non contare più in me stessa, un contare soltanto, completamente sull’amore di Dio. E questa è stata la mia salvezza. ….
Vedete è un mondo totalmente diverso dal nostro, gente completamente diversa, costumi
diversi, modi di vita diversi, c’è veramente un abisso, una barriera che pare quasi insormontabile, contro cui non facciamo altro che cozzare e la nostra pace sta nell’accettare di non potere nulla se non nella misura in cui noi accettiamo di spendere la nostra vita e di spenderla totalmente accettando di non fare niente di grande, di straordinario, accettando una vita semplice, apparentemente banale, una vita indubbiamente monotona, cioè di capire che l’unica cosa che vale è questo nostro senso della presenza, questa nostra presenza di bontà.

Oggi Papa Francesco chiede alla Chiesa non solo di essere per i poveri, ma anche di essere «povera per i poveri». Annalena lo ha capito con chiarezza fin dagli inizi della sua vicenda. Ritiene, infatti, che non sia possibile amare chi vive nell’indigenza restando ricchi: non si tratterebbe di amore, ma di assistenzialismo. E Dio non ama così: Dio ama incarnandosi, facendosi uomo, sposando la “carne” dei destinatari del suo amore. Così ha cercato di fare Annalena consapevole che «non è possibile amare i poveri, senza desiderare di essere come loro».

Di qui la critica della Tonelli verso le Ong ed il loro stile solidale:
Erano venute ad aiutarmi organizzazioni da ogni parte e mentre io con i miei due vestiti e con le mie ciabatte ai piedi, risultavo assolutamente nessuno, non ero considerata una potenza, ero la sorella, la mamma, ero completamente parte integrante di loro… non come queste organizzazioni che sono arrivate sventolando le bandiere, con i telefoni satellitari… io che non avevo mai avuto né telefono, né radio, nessun mezzo di comunicazione. Nell’estrema condivisione Annalena diventa capace di vera compassione e di sincera prossimità, fino a ribadire sovente che i poveri vanno serviti «sulle ginocchia».

Dalle lettere di Annalena:
20 febbraio 1970 “…non fatevi concessioni…la via… è una via di spogliamento…”
Carissimi… Prima o poi tutti voi costruirete una famiglia. Puntate ai valori fondamentali, metteteli ben chiari avanti, richiamateveli continuamente… tenete gli occhi ben spalancati: wide open, non raccontatevi bugie, imparate a godere di dirvi la verità reciprocamente e prima ancora ognuno di voi a se stesso. Non fatevi concessioni, evitate compromessi… anche quando sarete stanchi o vi farà male, non saltate mai una costante serena equilibrata revisione di vita. Sforzatevi di vivere in semplicità, evitate tutto quello che può essere superfluo. Certo passerete per folli agli occhi del mondo ma who cares? [che importa?] La via che porta a Lui è una via di spogliamento – non ci possono più essere dubbi – e non ci si può spogliare dentro se non attraverso o per mezzo o con uno spogliamento anche fuori. D’altra parte Lui l’ha detto ben chiaro: «È più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago che per un ricco entrare nel regno di Dio» e a noi quello che importa è solo entrare nel regno di Dio. Tutto il resto è spazzatura. D’altra parte è così facile, quasi nell’ordine delle cose e degli uomini, attaccarsi alle cose, non averne mai abbastanza, sentire l’esigenza a conformarsi, a fare come gli altri a comportarci come gli altri, ad avere quello che gli altri hanno, a desiderare quello che gli altri desiderano. Ci vuole molto coraggio per essere differenti, per camminare per una strada diversa, per non lasciarsi invischiare nei legami meschini del rispetto umano, delle convenienze «sociali»… eppure dobbiamo farlo, perché è per una strada «diversa» che arriviamo a Lui, per un sentiero non battuto, attraverso porte basse e strette… d’altra parte l’unica cosa che conta è arrivare a Lui. Quindi non possiamo essere che coraggiosi,
audaci, arditi, dobbiamo continuamente osare: aperti ai richiami più audaci dell’amore. Ma quali sono infine questi richiami? Sono i richiami a spogliarci, a dimenticarci, a tutto capire, a tutto comprendere, a tutto scusare, a tutto perdonare, a dare fiducia, a dare speranza, a dare simpatia, a portare gioia, a volere che gli altri siano felici, a vedere solo i loro «lati in fiore», a desiderare la fioritura di quelli che non sono sbocciati, a voler trovare per ciascuno di loro il terreno in cui possano proliferare, a guardare a Dio dentro di loro come attraverso un vetro tersissimo, a saperci entusiasmare di loro, con loro, per loro, a scoprire tutte le meraviglie che il Signore ha operato dentro di loro, nessuno escluso, neppure quella bestia del mio collega di ufficio o quella lingua di serpente della mia vicina di casa, o quella nausea di antipatia del mio compagno di scuola, o quell’abisso di mediocrità, di stupidità e di insulsaggine della maggioranza delle persone in cui inciampo ogni giorno.Facciamo come S. Paolo. Sentite che meraviglia! «Stimo perdita tutte le cose, rispetto alla superiorità trascendente della conoscenza di Cristo Gesù… per amore di Lui, ho perduto tutto… Continuo la mia corsa, studiandomi di arrivare là dove Cristo mi ha destinato chiamandomi. Mi preoccupo di una cosa sola: dimenticando tutto ciò che lascio indietro e slanciandomi costantemente verso ciò che mi sta dinanzi, correre diritto alla meta». Che slancio, che corsa appassionante, che sconvolgente mistero! E poi venitemi a dire che la vita è grigia, monotona, banale. Non certamente per noi: per voi e per me. No. Forse prima, ma indubbiamente non più ora e mai più, mai più perché ora SAPPIAMO.
(continua)

4 PASSI CON ANNALENA

“Dì ai ragazzi che la vita è bella e la vita vale la pena che sia vissuta fino in fondo… e che non abbiano paura di viverla questa vita, fino in fondo. Debbono pagare di persona, debbono farla finita con le troppe parole, con le dispersioni, le dissipazioni. Dì loro che imparino ad essere onesti dentro, di fondo, rigorosamente onesti con se stessi e poi che paghino, non abbiano paura e si diano fino in fondo. Perchè così la vita è bella, solo così”.

Queste le parole che Annalena Tonelli rivolgeva ai giovani e come non rimanere colpiti dalla loro attualità. Per conoscere meglio questa donna straordinaria, la Comunità Missionaria di Villaregia e il Comitato per la lotta contro la fame nel mondo promuovono un ciclo di incontri rivolti in particolare ai giovani.

Prossimo appuntamento “La donna povera”, venerdì 17 febbraio, alle 20.45 presso la sede del Comitato in Largo Annalena Tonelli 1 a Forlì.

Info: Paolo 3405890936 – Andrea 3485241486 – Padre Luca 3288227274